San Marino: laureati e diplomati tra i più colpiti dalla disoccupazione
Il bollettino del secondo trimestre 2025 mette in luce la scarsa spendibilità dei titoli di studio

Il bollettino di statistica relativo al II trimestre 2025 ancora una volta mette in luce un dato preoccupante che riguarda, in certi casi, la scarsa spendibilità dei titoli di studio nel mondo del lavoro.
Viene infatti evidenziato come, al 30 giugno 2025, a fronte di un indice di disoccupazione oggettivamente molto basso – anche rispetto all’anno precedente, quando già si parlava di bassa disoccupazione – oltre il 65% di chi non trova lavoro ha un titolo di studio: il 37,9% ha un diploma e il 27,2% ha addirittura un titolo universitario.
Questo dà la misura di un problema più volte sollevato da USL. "Il mercato del lavoro non è sufficientemente vario e ci sono persone, tra cui diversi giovani, che pur essendosi impegnati a ottenere titoli di studio, non hanno poi la possibilità di mettere a frutto le proprie conoscenze, perché quei titoli risultano non spendibili qui in Repubblica."
Una possibilità potrebbe essere rappresentata da una maggiore apertura del mercato del lavoro, che permetterebbe la collocazione di personale qualificato e altamente qualificato, dando l’opportunità a chi oggi non ce l’ha di mettersi alla prova e ottenere l’impiego che merita.
In più, c’è un problema legato alla forma mentis, per cui sembrerebbe che un titolo di studio non possa rappresentare, in determinati casi e per determinate mansioni, un reale valore aggiunto. Ciò non toglie nulla al valore dell’esperienza o al fatto che, una volta ottenuto un titolo di studio, l’optimum sarebbe continuare a formarsi.
Parimenti, dobbiamo sempre tenere l’attenzione alta anche sulla possibilità di occupazione per chi non ha una formazione specifica, specie nel caso di chi – arrivato a una certa età – perde il posto di lavoro, talvolta a causa di problematiche di salute scaturite proprio dalla mansione svolta, e ha difficoltà a ricollocarsi.
“Il grande timore poi – ha affermato il Segretario della Federazione Servizi e Commercio, Marco Santolini – è che, almeno nel settore privato, ci siano, come purtroppo ci sono, livelli di inquadramento che non rispondono propriamente alla formazione del dipendente. Ciò vuol dire non valorizzare il merito.
Solo valorizzando il merito e le competenze si andrà verso un mercato più inclusivo ed equo, mettendo così fine all’esodo di figure professionali di alto profilo”.