San Marino, "Voci nei Castelli": la testimonianza di Marisa Ferri, figlia della storica Maestra Alceste
Le dichiarazioni di Marisa Ferri in ricordo della madre

Il Comitato “Scuole vive nei Castelli” continua a raccogliere pensieri e riflessioni da chi conosce profondamente il valore della scuola come spazio umano e civico. Dopo l’intervento dell’imprenditore Luciano Zanotti, la rubrica “Voci nei Castelli” si arricchisce di una testimonianza dal forte significato simbolico e affettivo.
A parlare sarà Marisa Ferri, figlia della storica Maestra Alceste, figura indimenticabile della scuola sammarinese, che ha dedicato la propria vita all’educazione dei bambini e alla crescita della comunità di Montegiardino. La sua presenza lasciava un segno profondo nella vita di generazioni di giovani e famiglie, con uno stile educativo fatto di dedizione, amore e fermezza. Attraverso la voce di Marisa, vogliamo dare spazio anche alla memoria viva di cosa è stata – e può ancora essere – la scuola nei Castelli, quando riesce a essere radicata nei luoghi e parte integrante della vita collettiva.
Le è stato chiesto in primo luogo cosa rappresentasse la scuola per sua madre, Maestra Alceste, e quale impronta avesse lasciato nel Castello di Montegiardino. In secondo luogo, le è stato chiesto cosa pensasse oggi della possibile chiusura della scuola nel Castello e quali emozioni e pensieri le suscitasse questa ipotesi.
Le dichiarazioni di Marisa Ferri
“Non è facile condensare in poche righe ciò che è stata la scuola per mia mamma Alceste.
Era la sua passione, la sua vita! Certo, i tempi di allora non hanno paragoni con quelli di oggi: le differenze sono abissali! Negli anni ‘30, la maestra era il punto di riferimento per l’intera comunità paesana… era la persona alla quale ci si poteva rivolgere per ogni necessità, dalle lettere scritte, alle domande al Governo, ai consigli, alle richieste più svariate. Mia mamma diceva sempre che non aveva mai chiuso la porta a nessuno, ad ogni ora. C’era tanta stima, rispetto e fiducia da parte dei Montegiardinesi, oserei dire, quasi venerazione: il libro delle sue memorie ne fa testo. Riguardo all’impronta, ancora oggi sia i paesani che le persone dei castelli limitrofi hanno sempre un ricordo speciale ed una parola di benevolenza per la mia mamma. Più volte mi è stato detto: “La tua mamma è rimasta nel cuore di tutti i sammarinesi che l’hanno conosciuta.”
E ciò è per me una grande consolazione. Inoltre posso affermare che chi va al Cimitero, passa davanti alla sua tomba per un saluto, una preghiera, una carezza. È la dimostrazione che ha lasciato un buon ricordo, nonostante la fragilità umana che appartiene a ciascuno di noi. Curando l’istruzione, la formazione e l’educazione degli alunni, la maestra arrivava a coinvolgere anche le famiglie che, di riflesso, ne beneficiavano. Il comportamento dei figli si riversava sui familiari, e viceversa.
“Rispondendo al quesito riguardante la possibile chiusura della scuola nel nostro Castello, sarei decisamente contraria.”
Non si possono estrapolare i fanciulli in crescita dalle loro radici paesane! La scuola è un punto di riferimento fondamentale: di aggregazione, di verifica, di sviluppo intellettivo e comportamentale. Gli anni della prima e seconda infanzia sono quelli che rimarranno più impressi anche nell’età matura, contribuendo a permeare la vita adulta con ricordi belli.
In montagna, nei piccoli borghi e frazioni delle nostre Alpi, non manca mai la scuola, anche con pochi alunni in pluriclasse. La scuola primaria deve lasciare radici profonde nel luogo abitativo degli scolari. Guardando, da anziano, il nostro vecchio edificio scolastico, quelle pietre parlano ancora di ricordi incancellabili, suscitando un sorriso ed uno sguardo d’amore. La scuola va amata da chi insegna e da chi la frequenta!
“Anch’io ho tuttora ricordi nitidi delle elementari, dal ’39 al ’44, all’alba dei miei 92 anni ormai; fra i quali, nella bella stagione, a finestre aperte, il vociare delle donne al lavatoio, il canto degli uccelli e lo stridio degli aratri nei campi, alternato alla voce del contadino che diceva: ‘Ro… Bunì…’”
Aspetti d’un’epoca contadina che sapeva di fatiche e sacrifici, ma anche di vita semplice, non frenetica, condivisa; dove la bottega, la piazza e la chiesa erano punti di incontro e di socialità.
“P.S.: Educatrice di generazioni” è scritto sulla lapide di mia mamma (ha insegnato dal 1928 al 1968). Educare è tirar fuori, sviluppare le facoltà intellettive di ogni soggetto, aiutando a rispettare le regole per un senso di civiltà, di umanità.”
Il Comitato “Scuole vive nei Castelli” continuerà a raccogliere voci, memorie e pensieri per alimentare una riflessione condivisa sul ruolo fondamentale della scuola nei nostri Castelli: come luogo di cultura, di comunità e di crescita umana.
