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Stop alla cava di gesso a Sassofeltrio: Soprintendenza contraria, la battaglia legale

L'attività della cava di gesso di Cà Burdio a Sassofeltrio è ferma per il parere negativo della Soprintendenza

A cura di Redazione
15 febbraio 2025 15:03
Stop alla cava di gesso a Sassofeltrio: Soprintendenza contraria, la battaglia legale - Sassofeltrio
Sassofeltrio
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L’attività di estrazione alla cava di gesso di Cà Burdio, a Sassofeltrio, gestita dalla Saint-Gobain Italia, è ferma da alcuni mesi.

Nel momento in cui la concessione doveva essere rinnovata, infatti, si è registrato il passaggio di Sassofeltrio dalla regione Marche alla regione Emilia Romagna. A questo punto è entrata in gioco la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Ma l’ente ha emesso un parere vincolante contrario, stoppando di fatto l’attività d’estrazione.

Il Comune, essendo il parere vincolante, ha dovuto quindi negare le autorizzazioni per il prolungamento della concessione, con il provvedimento 4911 del dicembre 2023.

La Saint-Gobain si è affidata alla giustizia amministrativa, vincendo il ricorso al Tar. Il Comune di Sassofeltrio ha quindi presentato appello al Consiglio di Stato, essendosi dovuta uniformare, con il provvedimento 4911, al parere della Soprintendenza, che si è opposta al taglio di un’area boschiva di quasi 170 ettari e“alla modifica non ripristinabile del profilo del suolo”con la generazione di “un’alterazione artificiosa dell’assetto paesaggistico, morfologico e ambientale del sito” e quindi con “l’impossibilità di mantenere quel bene paesaggistico specifico, tanto meno la continuità della superficie boscata”.

Secondo la Soprintendenza romagnola, il progetto di recupero ambientale previsto alla fine dei 10 anni di estrazione di gesso della cava non è stato ritenuto adeguato a compensare gli effetti negativi prodotti.

Nel secondo grado di giustizia amministrativa, il verdetto è stato dunque sfavorevole alla Saint-Gobain, che aveva proposto appello incidentale. Di fatto, è stato quindi respinto il ricorso introduttivo presentato dalla ditta al Tar.

E ora quali saranno i prossimi passi? Non c’è ancora la parola fine per la cava, come rileva il sindaco Fabio Medici:

“Vedremo se c’è modo per far ripartire l’attività, ma dobbiamo prima di tutto aspettare le motivazioni della sentenza. Ma non decide né il sindaco, né l’amministrazione. Sono i tecnici che devono decidere, in base ai pareri delle autorità competenti“. In sostanza, la concessione potrà ripartire solamente qualora l’azienda gestrice della cava trovasse una soluzione per ottenere il via libera della Soprintendenza.

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