Madre e figlio, titolari di una pelletteria di Riccione, sono stati assolti in appello dalle accuse di ricettazione e detenzione ai fini di vendita di cose contraffatte, in relazione alla messa in vendita di sei borse che riproducevano il marchio “Campomaggi”, nota griffe italiana.
I guai per gli imputati – la madre è legale rappresentante della società di gestione, il figlio gestore di fatto – sono nati da un controllo della Guardia di Finanza del 28 luglio 2016. La pelletteria vende prodotti a basso costo, senza marchi, ma in una cesta di borse con un range di prezzo da 10 a 50 euro, spuntarono fuori le sei borse “tarocche” messe in vendita a 25 euro. Generalmente una borsa con il marchio Campomaggi ha un valore di circa 1000 euro.
È scattata così la denuncia: madre e figlio sono stati condannati in primo grado a un anno di reclusione, ma in appello il verdetto è stato ribaltato. Gli imputati, difesi dall’avvocato Massimiliano Orrù, sono stati assolti: il giudice di appello ne ha riconosciuto la buona fede. Mentre la madre non si occupava più del negozio, per ragioni di salute, il figlio aveva comunque acquistato la merce dal solito rifornitore. Mancava in sostanza la consapevolezza che i prodotti fossero falsi e soprattutto che il marchio presente sulle sei borse fosse appunto quello di una griffe.