Tribunale di Rimini, non ammessi i giornalisti per le udienze sul caso Pierina
Ai giornalisti e operatori è stato consentito di fare interviste e riprese nel piazzale antistante

Per l'udienza preliminare sul caso di Pierina Paganelli, in tribunale a Rimini, in mattinata non è stato consentito l'accesso dei giornalisti all'intero palazzo di giustizia. Era già successo nei giorni in cui erano fissate di recente le udienze per l'incidente probatorio davanti al Gip Vinicio Cantarini.
Si tratta in entrambi i casi udienze che si celebrano in camera di consiglio, quindi alla presenza delle parti e in un'aula "a porte chiuse", ma una disposizione della presidente vicaria del tribunale riminese, Fiorella Casadei, emessa per l'incidente probatorio del 9 giugno, non ha autorizzato gli accessi delle testate giornalistiche all'intero edificio.
Ai giornalisti e operatori è stato consentito di fare interviste e riprese nel piazzale antistante. L'ingresso non è stato invece consentito, anche in mattinata, non solo agli operatori con telecamere, ma anche a giornalisti di media cartacei o online.
"La decisione di vietare l'accesso ai giornalisti all'intero Tribunale, nei giorni in cui è prevista l'udienza in incidente probatorio per il caso di omicidio di Pierina Paganelli, ci sorprende e ci rammarica, perché limita fortemente la possibilità dei cittadini di essere correttamente informati, sia sulla vicenda Paganelli, sia su altre vicende processuali che non hanno niente a che fare con quel caso". Lo scrive il consiglio dell'ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, rivolgendosi alla presidente vicaria del tribunale riminese.
"In altri casi, relativi a vicende di notevole interesse mediatico e interesse pubblico, grazie anche al dialogo con gli operatori dell'informazione, sono state trovate soluzioni che hanno consentito di coniugare i sacrosanti diritti degli imputati e la privacy delle persone coinvolte, con l'altrettanto sacrosanto diritto dei cittadini ad essere informati correttamente su vicende di notevole interesse pubblico. In questo caso si va oltre, non autorizzando l'accesso all'intero Tribunale: ma in Italia il processo non è pubblico? Non va garantito lo stesso trattamento a tutte le parti coinvolte nei procedimenti?", domanda l'ordine.
"Ci auguriamo di poterci confrontare con lei, se riterrà, per poter discutere di soluzioni in grado di contemperare i diversi diritti in campo, ma non possiamo non evidenziare la stretta continua da parte di Tribunali e Procure nei confronti dell'informazione, che è stretta nei confronti dei cittadini, e ribadire che i giornalisti hanno l'obbligo di informare nel rispetto della deontologia professionale", conclude.