Un angolo misterioso dell’Appennino, l'enigmatico Lago Scaffaiolo e la sua storia nascosta
Scopri il Lago Scaffaiolo a 1 775 m tra Emilia‑Romagna e Toscana: leggende infernali, rifugio storico e tempeste improvvise.

Il Lago Scaffaiolo, situato a 1.775 metri di altitudine nel cuore del Parco Regionale del Corno alle Scale, è uno dei bacini più suggestivi dell’Appennino tosco-emiliano, al confine fra l’Emilia-Romagna (provincia di Bologna) e la Toscana. A differenza di altri laghi di montagna, lo Scaffaiolo non ha origine glaciale, bensì tettonica: si tratta infatti di una conca naturale impermeabilizzata da strati rocciosi, che raccoglie acque piovane, di fusione e di falda sotterranea. Collocato tra il Monte Cupolino (1.945 m) e il crinale del Corno alle Scale, il lago rappresenta un raro esempio di bacino appenninico d’alta quota, privo di emissari e alimentato solo da precipitazioni e infiltrazioni. La sua natura chiusa, senza un reale deflusso, lo rende un ecosistema fragile ma incredibilmente affascinante.
Il Lago Scaffaiolo è circondato da pascoli subalpini, dove crescono spontaneamente mirtilli neri, ginepri, carici, eriche e muschi d’alta quota. È privo di fauna ittica, ma popolato da girini e tritoni alpestri, oltre a numerose specie di insetti acquatici. La presenza del Rifugio Duca degli Abruzzi, costruito nel 1878 e ricostruito più volte (l’ultima nel 2001), ha reso il lago un punto di riferimento per gli escursionisti. Il rifugio è il più antico dell’Appennino tosco-emiliano e conserva ancora oggi la funzione di ricovero in caso di maltempo. Infatti, uno degli aspetti più caratteristici del Lago Scaffaiolo è la sua imprevedibilità meteorologica: situato su un crinale esposto ai venti trasversali di nord-ovest e sud-est, il bacino è spesso teatro di bufere improvvise, nebbie fitte e temporali violenti, che possono formarsi in pochi minuti anche nelle giornate più serene. Queste condizioni estreme hanno alimentato il mito della pericolosità del lago, diffuso tra viandanti e pastori fin dal Medioevo.
Leggende infernali e racconti misteriosi
La fama del Lago Scaffaiolo ha generato, nei secoli, una serie di leggende popolari tra il gotico e l’occulto. La più nota narra che gettare un sasso nell’acqua del lago provochi istantaneamente l’ira degli spiriti, scatenando vento, nebbia e temporali: un monito antico legato al timore delle forze della natura. Secondo altre versioni, il lago nasconderebbe un varco per l’Inferno, come tramandato da storie contadine e viandanti erranti. Questo racconto è stato raccolto anche in epoca umanistica: Giovanni Boccaccio, nel XVI secolo, raccontava nei suoi scritti la potenza dei venti che spezzavano faggi e abbattevano alberi secolari attorno allo specchio d’acqua.
Nel Settecento, il naturalista Lazzaro Spallanzani, pioniere della biologia moderna, visitò il lago per studiarne la formazione e ne stimò la profondità in appena 2,5 metri. Una misura sorprendente per un lago montano di tale ampiezza, ma che conferma la sua particolarità geologica: lo Scaffaiolo è infatti più largo che profondo, e può variare considerevolmente a seconda della stagione e delle piogge. Nonostante ciò, le leggende non cessarono mai. Ancora oggi si narra che, in certe notti di nebbia, si possano udire voci lontane e sibili tra le rocce, provenienti dall'acqua. Il lago è anche oggetto di storie alpinistiche drammatiche: negli anni ’60 e ’70 si registrarono casi di dispersi in inverno, travolti da tormente improvvise.