Un angolo nascosto dell’Emilia Romagna | La foresta emiliana che ha scritto la storia e che non conosci
Foresta di Campigna (Emilia-Romagna): faggete vetuste, fauna rara, restos ferroviari e vecchi percorsi tra storia e biodiversità.

La Foresta di Campigna, versante romagnolo delle Foreste Casentinesi (provincia di Forlì-Cesena), è un mosaico di faggi pluricentenari, abeti bianchi monumentali e leggende rinascimentali. Fondata come riserva granducale per rifornire di legname la Cupola di Santa Maria del Fiore e gli alberi maestri delle galere di Pisa e Livorno, oggi fa parte del Parco Nazionale Foreste Casentinesi (368 km²) ed è custode di uno dei nuclei forestali più antichi d’Europa.
La “fabbrica” del Duomo e l’oro verde degli Appennini
Dal Medioevo al XIX secolo il Granducato di Toscana gestì Campigna con metodi rigidissimi: i faggi venivano lasciati a crescere oltre i due secoli per produrre tavolame “da nave”, mentre gli abeti bianchi selezionati a 40 m di altezza servivano per travi e alberature del Duomo di Firenze; ancora oggi gli archivi dell’Opera del Duomo attestano chiatte cariche di tronchi che scendevano lungo l’Arno. Questa continuità di governo selvicolturale ha creato un ecosistema di strati arborei multipli dove convivono faggi di 250 anni, abeti coetanei e un sottobosco denso di agrifogli, tassi, felci relicte. Nel 1959, proprio per salvare l’ultimo brano primigenio, venne istituita la Riserva Integrale di Sasso Fratino, prima del suo genere in Italia, oggi cuore intangibile del parco.
Dalla tutela alla gloria UNESCO: perché queste faggete sono uniche
Il 7 luglio 2017 la Commissione UNESCO ha inserito Campigna e Sasso Fratino nel sito seriale “Ancient and Primeval Beech Forests of Europe”: 93 aree in 18 Paesi che mostrano l’evoluzione incontaminata del faggio sin dall’ultima glaciazione. In queste foreste “vetuste” si registrano oltre 1 350 specie vegetali, 44 orchidee e un record italiano di macrofunghi, alcuni nuovi per la scienza. L’assenza di tagli da più di 150 anni produce tronchi morti al suolo – veri condomìni per coleotteri, muschi epifiti e per il ritorno del lupo appenninico, mentre sulle rupi nidificano aquila reale e falco pellegrino. A certificare l’eccellenza gestionale, dal 2021 il Parco rientra anche nella Green List IUCN, ristretta élite mondiale delle aree protette meglio amministrate.
Curiosità: la foresta oggi
Fra abetaie secolari e gole di arenaria corre una rete di 160 km di sentieri: dal “Sentiero degli Abati” che collegava i monaci di Camaldoli con Firenze, alla variante dell’Alta Via dei Parchi che tocca il crinale del Monte Falco (1 658 m). I trekking partono spesso dal Rifugio Città di Forlì (1 450 m) o dall’ottocentesco Palazzo del Granduca, trasformato in albergo diffuso, e sfociano nei Prati della Burraia, balcone panoramico sulla Romagna. La Foresta di Campigna è anche un laboratorio vivente: qui il CNR studia la resilienza climatica delle faggete mature, mentre università europee monitorano i cicli del carbonio su alberi di 45 m con dendrometri laser.