Un dettaglio che ha fatto storia, la torre proibita di Cesena e la campana che cambiò la storia
Palazzo del Ridotto di Cesena, gioiello civico dell’Emilia Romagna: torre neoclassica, salotto nobile e la campana che nel 1742 placò i tumulti.

Il Palazzo del Ridotto svetta in piazza Almerici come uno dei simboli storici e civici più importanti di Cesena. La sua origine risale al biennio 1401-1403, quando i Conservatori del Popolo, massimi rappresentanti del potere cittadino, decisero di trasferirvi le funzioni amministrative e deliberative del primo governo municipale cesenate. Da quel momento, il palazzo fu cuore pulsante della vita politica, giuridica e amministrativa della città per secoli.
La struttura originaria presentava forme sobrie e severe, in linea con l'architettura comunale tardogotica dell’epoca. Ma fu nel Settecento che il palazzo assunse l’aspetto monumentale attuale, grazie a un intervento radicale affidato al celebre architetto Cosimo Morelli, lo stesso che firmò il Palazzo Comunale di Imola e il Duomo di Faenza. Tra il 1782 e il 1787, Morelli trasformò la facciata principale in un elegante esempio di stile neoclassico emiliano, con lesene scanalate, timpano triangolare e cornici marcapiano equilibrate.
Nel 1791, sulla facciata fu collocata l’imponente statua in bronzo di Pio VI Braschi, papa originario di Cesena. L’opera, alta oltre tre metri, fu realizzata dallo scultore Francesco Calligari e finanziata da un contributo cittadino come omaggio al pontefice. Dietro la facciata si innalza la torre civica, alta 27 metri, punto di riferimento visivo per mercanti, pellegrini e viaggiatori che attraversavano il contado romagnolo. La campana civica, visibile e udibile da tutta la pianura circostante, regolava con i suoi rintocchi la vita cittadina: scandiva le udienze, annunciava arresti, dichiarava lo stato d’assedio e suonava a martello in caso d’incendio o sommosse. Il suo orologio meccanico a contrappesi, restaurato più volte nel corso dei secoli, era considerato uno dei più precisi della provincia romagnola.
Un’icona civica nel cuore di Cesena
Varcando i portali in arenaria rossa, si accede a un edificio stratificato nei secoli, con ambienti che ospitarono le maggiori funzioni istituzionali: la camera del Monte di Pietà, destinata alla gestione del credito cittadino; la Cancelleria, dove si redigevano atti ufficiali e sentenze; e soprattutto l’Archivio Notarile, che nel Cinquecento contava già oltre quattromila pergamene medievali, oggi custodite presso la Biblioteca Malatestiana.
Tra il 1466 e il 1472, il palazzo fu ampliato con due nuove ali laterali che ne aumentarono la superficie e consentirono di ospitare nuove magistrature e assemblee popolari. In seguito, nel 1742, l’ingegnere cesenate Cristoforo Branzanti condusse un’opera significativa di sopraelevazione, alzando la torre di dieci braccia e installando una nuova campana civica, fusa con il bronzo di vecchi cannoni napoleonici. Da allora, ogni colpo del batacchio non era solo suono, ma segnale politico: un unico rintocco convocava i consiglieri municipali, mentre i doppi annunciavano lutti pubblici e sentenze capitali.
Nel 1800, durante l’occupazione francese, il palazzo fu temporaneamente requisito come quartier generale napoleonico e per alcuni anni ospitò anche la Prefettura dipartimentale del Rubicone. Una testimonianza della sua rilevanza strategica ben oltre i confini cittadini.
Dal salotto dell’aristocrazia alle mostre contemporanee
Persa definitivamente la funzione di sede del governo, il Palazzo del Ridotto fu riconvertito in centro culturale e mondano. Già dal 1722, ospitava il cosiddetto Ridotto, cioè una sala di ritrovo per l’aristocrazia e l’alta borghesia locale: si organizzavano serate danzanti, spettacoli teatrali e concerti di clavicembalo, illuminati da lampadari in vetro soffiato veneziano e rallegrati da musiche in voga tra Vienna e Napoli.
Nel corso dell’Ottocento, soprattutto tra il 1870 e il 1890, il piano nobile divenne noto come il “ballroom della Romagna colta”, quando la società di ricreazione Strambi organizzava veglioni a tema, presentazioni letterarie e serate benefiche. Le cronache ricordano un celebre ricevimento del 1887, a cui parteciparono Giosuè Carducci, Eleonora Duse e il giovane Giovanni Pascoli, tra flute di spumante francese, tartine al cotechino e piadine cotte al momento in una stufa liberty portatile.
Oggi il piano terra del palazzo ospita la Galleria Comunale d’Arte di Cesena, che ospita ciclicamente mostre fotografiche, pittoriche e multimediali. Il primo piano è accessibile solo durante eventi culturali o matrimoni civili: la Sala degli Specchi, completamente restaurata, è uno degli ambienti più affascinanti della città.