Una muraglia naturale tra le valli di Bologna, si chiama "bastione dorato e nasconde una storia incredibile

Scopri il Contrafforte Pliocenico: bastione d’arenaria, nido del falco pellegrino e memoria di antichi mari sotto Bologna!

A cura di Redazione
14 agosto 2025 18:00
Una muraglia naturale tra le valli di Bologna, si chiama "bastione dorato e nasconde una storia incredibile - Foto: myself/Wikipedia
Foto: myself/Wikipedia
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La Riserva Naturale Contrafforte Pliocenico è uno dei più sorprendenti e poco conosciuti patrimoni geologici dell’Emilia-Romagna, situata a sud di Bologna, lungo l’Appennino settentrionale. Si estende per 757 ettari nei comuni di Monzuno, Pianoro e Sasso Marconi, salvaguardando un tratto di dorsale che risale al Pliocene, ovvero a circa 5 milioni di anni fa, quando un antico golfo marino ricopriva queste colline. Qui, le arenarie giallo-dorate, levigate da acque e venti, si sono sollevate in bastioni maestosi alti anche 700 metri, dando vita a scenari spettacolari, molto diversi dai classici calanchi emiliani.

La zona è oggi inserita nella Rete Natura 2000 e riconosciuta sia come SIC (Sito di Interesse Comunitario) che come ZPS (Zona di Protezione Speciale) (IT4050012), proprio per l’elevato valore naturalistico, paesaggistico e geomorfologico. Il Contrafforte rappresenta un unicum geologico in Italia settentrionale, dove la storia della tettonica pliocenica e della sedimentazione marina si legge chiaramente in strati rocciosi esposti, fossili e dislivelli improvvisi. La varietà di habitat – falesie, boschi termofili, brughiere aride e praterie montane – è sorprendente, così come la biodiversità associata, visibile a ogni cambio di stagione.

Una muraglia naturale tra le valli di Bologna

Il Contrafforte Pliocenico si sviluppa come una muraglia ondulata lunga oltre 10 chilometri, incorniciando e dividendo le valli dei fiumi Reno, Setta, Savena, Zena e Idice. I rilievi più noti – Monte Adone (655 m), la Rocca di Badolo, il Monte delle Formiche (638 m), Monte Mario, Monte Castellaccio, Monte Rosso – sono torri rocciose che emergono con decisione dal paesaggio. Queste alture sono costituite principalmente da arenarie quarzose stratificate, alternate a marne e sabbie cementate, che raccontano l’evoluzione geologica di un antico fondo marino emerso.

Non è raro trovare fossili marini incastonati nella pietra, come conchiglie fossili, foraminiferi, gusci di bivalvi, che rivelano l’antica presenza dell’Adriatico primitivo. L’erosione ha scolpito pareti verticali, cavità e falesie, oggi rifugio di numerose specie floristiche e faunistiche rare, tra cui orchidee spontanee, ginestrini rossi, il raro garofano dei certosini, nonché pini silvestri, frassini e carpini neri.

Sul piano faunistico, il Contrafforte ospita una delle più stabili popolazioni di falco pellegrino dell’Emilia-Romagna, che nidifica sulle pareti inaccessibili della Rocca di Badolo, insieme a lanario, averla piccola, calandro, succiacapre e altri uccelli rapaci e passeriformi protetti. La varietà di ambienti ospita anche rettili come il ramarro occidentale, anfibi rari, insetti impollinatori endemici, nonché piccoli mammiferi come moscardini, tassi e volpi, che qui trovano equilibrio e continuità ambientale.

Rovine, fossili e bunker nascosti

Oltre all’enorme interesse naturalistico e scientifico, il Contrafforte Pliocenico custodisce anche tracce di presenza umana risalenti al Neolitico. Sul Monte Adone, infatti, sono stati ritrovati reperti preistorici e frammenti ceramici dell’età del Bronzo, confermando che queste alture furono abitate o attraversate da comunità agricole già millenni fa. I sentieri escursionistici che percorrono la riserva consentono di esplorare questi paesaggi in modo immersivo: il più noto è il Sentiero dei Bregoli, che collega Sasso Marconi al contrafforte e offre viste panoramiche mozzafiato su Bologna e sulle valli circostanti.

Un altro luogo ricco di fascino è la già citata Rocca di Badolo, un imponente sperone di arenaria che ospita una cavità artificiale scavata durante la Seconda guerra mondiale: un piccolo bunker militare incastonato nella roccia, oggi riutilizzato dal CAI per corsi di speleologia, arrampicata e attività educative. Il contrasto tra l’austerità della roccia e la presenza umana rende l’esperienza ancora più suggestiva. L’intero comprensorio è frequentato da geologi, botanici, escursionisti e birdwatcher, grazie anche alla presenza di pannelli didattici e iniziative curate da enti come i Parchi dell’Emilia Orientale e le sezioni locali del CAI.

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