Una parte di Emilia-Romagna che nasconde un’incognita: le sorgenti spartiacque che sfidano ogni previsione

Alle sorgenti del Secchia, nell'Appennino Reggiano: storie glaciali, cippo napoleonico e curiosità su fauna e sentieri!

A cura di Redazione
10 agosto 2025 18:00
Una parte di Emilia-Romagna che nasconde un’incognita: le sorgenti spartiacque che sfidano ogni previsione - Foto: Hm8011/Wikipedia
Foto: Hm8011/Wikipedia
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Un luogo leggendario e remoto dell’Appennino tosco-emiliano, le sorgenti del Secchia nascono all’interno di un maestoso catino glaciale incastonato tra tre cime imponenti: Monte Alto, Alpe di Succiso e Monte Casarola, a un’altitudine di circa 1 450 metri nel comune di Ventasso, in provincia di Reggio Emilia. Questo anfiteatro naturale, scolpito dal ghiaccio e dal tempo, rappresenta una delle conche sorgive più affascinanti e incontaminate della dorsale emiliana. La zona, oggi parte integrante del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, è celebre per la bellezza cruda e primordiale del suo paesaggio, ma anche per il suo significato storico e geologico.

Qui, tra praterie d’altitudine, ruscelli limpidissimi, faggete ombrose e versanti arenacei, si celano testimonianze di epoche lontane: non solo la traccia evidente delle glaciazioni del Quaternario, ma anche segni tangibili del passato politico dell’Italia preunitaria. L’ambiente, ancora “vergine” in molte sue parti, offre un’esperienza immersiva e didattica, adatta a famiglie, escursionisti, naturalisti e amanti della geografia storica.

Un anfiteatro glaciale fra storia e natura

Il paesaggio che circonda le sorgenti è il risultato dell’azione millenaria dei ghiacciai pleistocenici, che hanno modellato un vasto circo glaciale delimitato da creste aguzze e versanti morenici. Le rocce arenacee che compongono la conca testimoniano processi erosivi risalenti a milioni di anni fa. In questo scenario si raccolgono le prime acque del Secchia, che poi scenderanno a valle attraversando la Val d’Asta, la pianura modenese e infine sfociando nel Po, di cui è secondo affluente di destra dopo il Taro.

Ma il sito non è solo natura. Nel Medioevo e fino all’unità d’Italia, questa zona rappresentava un crocevia di pastori e mercanti, con sentieri transappenninici che univano la Toscana all’Emilia. Proprio in questa conca si incontravano tre confini statali: Ducato di Modena, Granducato di Toscana e Stato Estense di Massa Carrara. Tracce di questa divisione resistono ancora oggi: lungo il sentiero CAI 671, si incontra un cippo napoleonico in pietra, eretto agli inizi del XIX secolo per delimitare i possedimenti imperiali. Questo semplice segno di confine, poco noto e spesso trascurato, è in realtà una delle testimonianze geopolitiche più alte d’Italia, a livello altimetrico.

Trekking, fauna e curiosità glaciale

L’accesso alle sorgenti è oggi garantito da un itinerario escursionistico ben segnalato, ad anello, che parte dal vicino Passo del Cerreto (1 261 m s.l.m.) e si sviluppa su mulattiere e prati alpini per circa 2–3 ore di cammino, adatte anche a escursionisti poco esperti. A circa metà percorso si raggiunge una splendida radura denominata “Prataccio” (1 505 m), molto frequentata in primavera e estate per picnic panoramici, osservazioni faunistiche, e in occasioni rare, bivacchi organizzati in occasione del solstizio d’estate.

L’area è popolata da una ricca fauna selvatica appenninica: tra le fronde di faggi e aceri si aggirano caprioli, cinghiali, volpi, faine, aquile reali, ma anche lupi appenninici che, negli ultimi anni, hanno riconquistato queste zone in modo stabile. Il sottobosco, particolarmente umido, ospita anfibi rari, muschi, funghi e licheni segnalati nei monitoraggi biologici del Parco.

Tra le tante curiosità legate a questo luogo, una spicca per fascino simbolico: le acque sorgive del Secchia, tanto limpide da sembrare filtrate, sono definite nel folklore montano “i primi bagni del grande fiume”. Nelle giornate limpide, la loro purezza è tale che si scorgono i ciottoli sul fondo anche a 1 metro di profondità, e la loro temperatura, anche in piena estate, non supera mai i 6–7 °C.

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