Una storia dimenticata che ora emerge | La Torre Saracena di San Mauro Mare e il suo ruolo inaspettato
Torre Saracena di San Mauro Mare (Rimini): bastione del 1673 anti-pirati, quarantena marittima e oggi museo. Scopri la sua storia segreta.

Il profilo severo della Torre Saracena emerge tra i pini di San Mauro Mare, pochi chilometri da Rimini: un cubo di laterizio a tre piani, costruito nel 1673 dalla Camera Apostolica per blindare la costa romagnola contro le scorrerie turche e barbaresche – l’eterno incubo dei villaggi di pescatori. Alla sua ombra, cinque soldati e un comandante vegliavano notte e giorno con archibugi, spingarde, polvere e micce; al primo rintocco di campana, la popolazione correva a rifugiarsi dietro le mura spesse oltre un metro, mentre fuochi di segnalazione in vetta innescavano la catena d’allarme fino a Cesenatico e Rimini. L’edificio, sorto allora a ridosso di dune altissime, è oggi l’unica torre costiera seicentesca rimasta intatta fra Tavollo e Uso, testimone di un sistema difensivo che cambiò il destino marittimo dell’Emilia Romagna.
Bastione, quarantena e contrabbando: tre secoli dentro quattro muri
Col passare dei decenni la “sentinella” romagnola mutò funzione: agli inizi dell’Ottocento venne destinata a lazzaretto temporaneo per i marinai sospetti di malattie contagiose in arrivo da Genova e dal Levante; negli anni ’30 dell’Ottocento ospitò la dogana pontificia che tassava il sale e controllava i traffici del porto canale, mentre nel secondo dopoguerra divenne deposito della Capitaneria e infine sede di associazioni culturalo. Oggi, restaurata, custodisce il Museo delle Conchiglie con oltre 9 000 reperti marini raccolti dai velieri dell’Adriatico: conchiglie fossili di 60 milioni di anni, coralli di Cervia e perfino denti di squalo Mako trovati al largo di Cervia. Dalla terrazza sommitale, lo sguardo spazia dalla foce del Rubicone alle luci di Rimini: un colpo d’occhio che nel Seicento decideva la sorte di intere comunità e che oggi regala tramonti incendiati sul Mare Adriatico.
Storie di campane, polvere da sparo e… lumache volanti
Secondo i registri militari del 1715, la guarnigione consumava 32 libbre di polvere al mese per tiri d’avvertimento; eppure, nel 1747 un colpo sparato dalla torre - complice il vento - colpì solo un branco di «lumache volanti», alias gabbiani, provocando l’ilarità del vescovo di Rimini in visita ispettiva.