Un’architettura che nasconde più di quanto immagini: la Rocca dei Boiardo e la sua assurda storia
Scopri la Rocca dei Boiardo a Scandiano: dimora medievale del poeta Matteo Maria, prigioni segrete e ospiti illustri in Emilia‑Romagna.

La Rocca dei Boiardo a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, è una delle fortezze storiche più affascinanti dell’Emilia-Romagna, posta al centro del borgo su un’altura che domina la valle. Il complesso occupa una superficie di circa 5.000 m² e rappresenta una stratificazione vivente di quasi nove secoli di storia architettonica e politica. Le sue origini risalgono al XII secolo, quando fu eretta dai Da Fogliano come baluardo militare per controllare le vie tra le colline e la pianura padana.
Nel 1423 passò in mano alla nobile famiglia Boiardo, tra le più influenti della Romagna quattrocentesca. Fu in questa cornice che nacque e visse Matteo Maria Boiardo, conte e poeta, autore del celebre poema epico Orlando Innamorato, considerato il precursore di Ariosto. Con l’ascesa dei Boiardo, la rocca iniziò un lento processo di trasformazione da roccaforte difensiva a residenza signorile, arricchendosi di logge, sale affrescate e cortili interni. In particolare, durante il Cinquecento e il Seicento, subì rimaneggiamenti rinascimentali e poi barocchi, fino a raggiungere, nel Settecento, un aspetto elegante e monumentale, simile a una villa urbana. Gli affreschi di Nicolò dell’Abate, originariamente nella Galleria degli Antenati, furono poi rimossi e sono oggi conservati alla Galleria Estense di Modena, in parte perduti ma ancora evocativi della magnificenza originaria.
Un castello-labirinto ricco di storia
Esternamente, la Rocca si presenta ancora oggi come un vero castello medievale, con le sue torri angolari, la cinta muraria in pietra e mattoni, il fossato (ormai asciutto) e il ponte levatoio che un tempo ne garantiva l’accesso. La Torre dell’Orologio domina il cortile principale e segna il tempo di un edificio che ha visto passare guerre, congiure, processioni religiose e feste di corte. L’interno è un vero e proprio labirinto architettonico, dove coesistono archetti pensili trecenteschi, portici e logge cinquecentesche, soffitti a cassettoni decorati e uno scalone monumentale barocco che conduce al piano nobile.
Tra le sale più celebri vi è l’Appartamento Estense, con pareti decorate da cicli pittorici ispirati all’Eneide e alle storie di Enea. Ma la parte più curiosa, e inquietante, resta quella sotterranea: qui si trovano le antiche prigioni, usate sin dal Medioevo, alcune delle quali furono successivamente impiegate per esperimenti biologici dal celebre naturalista e scienziato Lazzaro Spallanzani, uno dei padri della biologia moderna. Egli usò questi ambienti come laboratorio sperimentale per le sue ricerche sul metabolismo animale e sulla rigenerazione.
Poeta e ospiti illustri
Nel 1441, in una stanza del primo piano oggi visitabile, nacque Matteo Maria Boiardo, destinato a diventare uno dei grandi letterati del Quattrocento italiano. Appartenente a una famiglia colta e mecenate, fu educato alla corte estense e divenne amico e corrispondente di importanti umanisti del tempo. L’influenza culturale della Rocca fu tale da attirare anche Francesco Petrarca, che soggiornò a Scandiano durante i suoi viaggi in Romagna.
Nel corso dei secoli, la Rocca accolse anche Giovanni Calvino, riformatore protestante, e persino Papa Paolo III, in visita diplomatica nel Cinquecento, dimostrando il suo ruolo strategico e culturale nella penisola. Durante le turbolenze della fine del Settecento, l’edificio fu teatro di eventi rivoluzionari: nel 1796, in pieno clima napoleonico, fu sede del plebiscito popolare per la nascita della Repubblica Reggiana, uno dei primi embrioni democratici d’Italia. Il popolo acclamò la fine dell’ancien régime e inneggiò a Napoleone Bonaparte, che qui godeva di grande consenso.
Oggi, la Rocca dei Boiardo è non solo un bene monumentale, ma anche un centro culturale attivo, sede di mostre, eventi, e – dal 2011 – anche della Enoteca Regionale Emilia. Al suo interno vengono valorizzati i vitigni locali, con particolare attenzione alla storica Spergola di Scandiano, vino bianco aromatico autoctono, già coltivato in zona all’epoca dei Boiardo.