Un’area protetta che nasconde qualcosa di incredibile: il tesoro geologico dell'Emilia Romagna
Parco dello Stirone e Piacenziano: canyon di fossili marini, calanchi mozzafiato e il museo “Giorgia” tra Parma e Piacenza!

Il Parco regionale dello Stirone e del Piacenziano rappresenta uno dei paesaggi più suggestivi e scientificamente rilevanti dell’Emilia-Romagna, un vero corridoio geologico e fluviale che si estende per circa 14 chilometri lungo il corso dello Stirone, tra le province di Parma e Piacenza. I comuni coinvolti sono Fidenza, Salsomaggiore Terme, Castell’Arquato, Vernasca, Alseno, e Lugagnano Val d’Arda. Istituito ufficialmente nel 2011 dalla fusione di due precedenti aree protette – il Parco fluviale dello Stirone (1988) e la Riserva geologica del Piacenziano (1995) – oggi il parco tutela una superficie di 2.716 ettari, combinando biodiversità, geologia, paleontologia e cultura agraria in un unico ecosistema.
Il tratto più caratteristico del parco è la sua stratificazione geologica, un'autentica cronaca a cielo aperto dell’evoluzione della Pianura Padana, dal Miocene al Pleistocene, cioè da oltre 20 milioni di anni fa a poche centinaia di migliaia di anni fa. Il paesaggio attuale – fatto di calanchi argillosi, ripide pareti erose, boschi di querce, pianori alluvionali e terre coltivate – nasconde sotto la superficie una storia ancora visibile a occhio nudo: quella dell’antico Mare Padano, che un tempo copriva tutta l’area oggi occupata dalla pianura e dai rilievi collinari emiliani.
Un museo a cielo aperto di fossili marini e paesaggi spettacolari
Camminare lungo le rive del torrente Stirone, tra Fidenza e Scipione Ponte, significa passeggiare tra milioni di anni di storia naturale. L’alveo del fiume ha inciso nel tempo canyon stretti e profondi, dove le pareti rivelano affioramenti di fossili marini in perfetto stato di conservazione: si possono osservare bivalvi, gasteropodi, resti di crostacei e, più raramente, anche scheletri parziali di cetacei preistorici, come la famosa balena pliocenica recuperata negli anni Sessanta.
La porzione geologica detta “Piacenziano” è suddivisa in nove stazioni disposte su entrambi i lati della Val d’Arda, tra le province di Piacenza e Parma: i calanchi di Monte Giogo, Rio Carbonaro, Monte Falterona, Monte La Ciocca e altri affioramenti rappresentano lezioni di geologia all’aria aperta, in cui si leggono sequenze stratigrafiche sedimentarie formatesi sul fondo del mare tra i 5 e i 2 milioni di anni fa. I reperti più importanti raccolti in decenni di scavi sono oggi esposti al Museo Geologico “G. Cortesi” di Castell’Arquato, punto di riferimento per studiosi e visitatori.
L’erosione fluviale, ancora oggi attiva, continua a riportare alla luce fossili e nuovi dettagli geologici, contribuendo così anche alla ricerca scientifica paleontologica, in costante aggiornamento.
Sentieri, fauna selvatica e la balena “Giorgia”
Il parco è attraversato da decine di sentieri e percorsi ciclabili, che uniscono natura, archeologia e architettura rurale. Gli itinerari conducono a punti panoramici affacciati su antiche abbazie, castelli collinari come Vigoleno e Scipione Castello, oppure su belvederi naturali che aprono la vista verso l’intera bassa parmense e la Val d’Arda. In primavera ed estate, i calanchi diventano tappe ideali per osservare fioriture spontanee, come orchidee selvatiche, iris nani e altre specie floristiche rare, mentre le pareti sabbiose ospitano colonie di uccelli come il gruccione, che scava i suoi nidi nelle scarpate del torrente.
Dal punto di vista faunistico, sono comuni anche picchi muratori, upupe, poiane, falchi pecchiaioli, caprioli e tassi, mentre nelle acque dello Stirone sopravvive ancora la trota fario appenninica, specie autoctona protetta.
Nel 2020, all’interno della tenuta di Millepioppi (presso Salsomaggiore), è stato inaugurato il MuMAB – Museo del Mare Antico e della Biodiversità: un centro museale moderno e immersivo, che espone reperti paleontologici di pregio, modelli a grandezza reale (come la balena “Giorgia”, ricostruzione della scheletro di un cetaceo ritrovato nel letto dello Stirone) e percorsi interattivi per bambini, scolaresche e famiglie.
Il MuMAB si propone non solo come attrazione turistica e didattica, ma anche come centro per la divulgazione ambientale e custode della memoria geologica della regione, collegato in rete con musei geologici italiani ed europei.