Ospedale di Novafeltria, il comitato attacca: "Da Zanchini all'Ausl fino alla Regione, ignorano un depotenziamento della sanità"
Ospedale di Novafeltria e servizi sanitari, il comitato civico accusa per i depotenziamenti

Ospedale di Novafeltria, il locale comitato continua la propria battaglia d’opinione, denunciando e lamentando un depotenziamento dei servizi sanitari al servizio dell’Alta Valmarecchia.
Il comitato “Giù le mani dall’ospedale di Novafeltria” definisce “ottimo” l’investimento sulla Casa della comunità, in quanto “i servizi territoriali sono fondamentali per evitare l’ospedalizzazione dei pazienti”. Ma non è tutto rose e fiori, si evidenzia, a partire “dai titoloni sugli undici medici operativi” in quanto essi “erano già presenti nei loro ambulatori territoriali”.
Inoltre, per quel che riguarda gli specialisti del consultorio sociale, l’organico è stato “depotenziato: non esiste più una rete efficiente di tutela dei minori e delle donne vittime di violenza. E la psicologia, che prima funzionava tutti i giorni e spesso non bastava”.
Ospedale di Novafeltria, il comitato: “Ci dicono che siamo due gatti, rappresentiamo i cittadini”
E poi c’è il lungo capitolo dedicato all’ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria. Il comitato anzitutto difende le proprie istanze, sottolineando di rappresentare “le lamentele e i disservizi che esprimono i cittadini” e di essere “dalla parte dei bisogni della cittadinanza”, ascoltando anche “i sanitari, spesso avviliti e maltrattati”.
“Per qualsiasi problema tutti si rivolgono al comitato che puntualmente spiega che sono le istituzioni che vanno interpellate ossia i sindaci – spiega in una nota il comitato – ma puntualmente rispondono che dai sindaci non vogliono andare perché tanto lo sanno e non fanno nulla”.
La battaglia d’opinione portata avanti da “un direttivo di 11 persone” , che ha un gruppo allargato su Whatsapp (“E una pagina Facebook con quasi 2000 follower, mentre i nostri articoli online ricevono le migliori interazioni”) ha l’obiettivo di chiedere “una sanità pubblica equa che non consideri solo la zona marittima ma anche le aree disagiate come la nostra, che come già dimostrato in periodo Covid, fungono da supporto ai maggiori centri”.
Il comitato risponde al sindaco Stefano Zanchini (“Siamo abituati agli attacchi, dice che siamo due o tre gatti”), ma anche al dirigente dell’Ausl Tamagnini: “Ha detto in un recente incontro che i problemi interni all’ ospedale, li pensiamo noi e che loro non ricevono lamentele”. Per il comitato, “la sua abitudine al personalismo suo lo confonde, irrispettoso come il nostro sindaco, chissà come mai, allusorio e poco informato”.
Ospedale Novafeltria, “al servizio di area disagiata”
Tra i punti di frizione tra sindaco e comitato, c’è la classificazione dell’ospedale di Novafeltria come nosocomio al servizio di un’area disagiata, secondo il decreto Balduzzi del 2012. Il comitato continua a chiedere l’applicazione del decreto per l’ospedale che, a prescindere dai numeri, è lontano dai centri Hub come Rimini, in un’area che però occupa il 35% della Provincia di Rimini.
Per l’amministrazione comunale, a distanza di 11 anni, quel modello di sanità è sorpassato e oggi Novafeltria è inserita in una rete in cui certi servizi vengono garantiti alla massima efficienza dagli Hub, mentre con Case della Comunità, Ospedali di Comunità potenziamento dell’assistenza domiciliare si potenziano i servizi localizzandoli sui vari territori.
“Il sindaco Zanchini – evidenzia il comitato – per non proporre il riconoscimento, ha usato l’ aggettivo area particolare come se blindare e avviare sicurezza per l’ospedale di Novafeltria non fosse importante”. L’invito al primo cittadino è a non impegnarsi “in questa lotta contro un comitato civico che non solo è profondamente irrispettosa ma non dovrebbe esistere” e che il comitato vede motivata “da un’antipatia personale”.
Il comitato in difesa dell’ospedale di Novafeltria, tornando agli aspetti tecnici di questo depotenziamento, ribadisce il concetto di scatola vuota, partendo dalla chirurgia, “completamente destrutturata per quanto riguarda il personale: le nostre sale lavorano bene, ma ricordiamo i lunghi periodi senza interventi”. Per questo è necessario “lavorare per l’area disagiata altrimenti saremo sempre alla mercé del primario che passa a Rimini o del direttore generale che sull’ospedale di Novafeltria non nutre interesse alcuno, un’identità inequivocabile che l’azienda tramite il decreto Balduzzi dovrebbe formalizzare ed attuare”.
“Il sindaco non ha fatto accenno ai depotenziamenti – prosegue – e solamente nell’ultimo incontro Zanchini ha risaltato la necessità di un pediatra in vallata criticando il continuo spostamento dei genitori con i bimbi che devono viaggiare avanti ed indietro , sottolineando che ciò non deve esistere”.
Dimenticando però, a detta del comitato, “Gli anziani costretti a viaggi estenuanti, senza parlare dei costi sociali”. E anche “le liste di attesa di un anno o due, ed il sottorganico dei medici in medicina, i lavori strutturali progettati e riprogettati per il reparto di chirurgia e lungodegenza, la radiologia, con le prenotazioni Cup solo al mattino, mentre il pomeriggio il medico radiologo referta solo gli esami di Rimini”.
E ancora: “Il punto di primo intervento con un solo medico dedicato, ora due con il dr Fraternali, l’anestesista non più presente il sabato, la domenica e i festivi, il dermatologo che manca da due anni insieme all’oculista assente quasi da un anno, gli ecografi obsoleti di ginecologia e radiologia, l’assenza di visite sportive per i ragazzi”.
Il risultato è che senza servizi i cittadini sono costretti a rivolgersi al privato, alla sanità a pagamento.
Nel mirino del comitato “Giù le mani dall’ospedale di Novafeltria” ci sono anche i vertici dell’amministrazione regionale: “il presidente Bonaccini e le sue promesse pubbliche puntualmente disattese e l’assessore alla sanità Donini completamente assente”.
Si torna infine all’inaugurazione della Casa della Comunità e al discorso del dg dell’Ausl Tiziano Carradori, un discorso “tra filosofia e socialità” ma che per il comitato “è un’offesa al vissuto dei sanitari e dei cittadini”. In particolare la difesa di Carradori sulle difficoltà a reperire medici, problema che riguarda anche le grandi città e non solo le aree interne, è una difesa debole, a detta del comitato. Infatti, si evidenzia, “La fuga dei medici difficilmente reperibili è un fatto gravissimo per dei manager pagati profumatamente e vorremmo ricordarlo a Donini e Carradori”.
“L’inaugurazione dei giorni scorsi – chiosa il comitato – più che un’inaugurazione ci è parsa un concerto di sviolinate tra il sindaco Zanchini e l’Ausl. Mancavano i baci..”.