Ospedale di Novafeltria, rabbia e rassegnazione per il comitato: "La politica è cieca"

Il comitato esprime la delusione per il mancato via libera al pronto soccorso all'ospedale Sacra Famiglia, in base all'applicazione del decreto Balduzzi

A cura di Redazione
19 gennaio 2024 09:19
Ospedale di Novafeltria, rabbia e rassegnazione per il comitato: "La politica è cieca" -
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di Riccardo Giannini

Da un punto di vista sostanziale, l’incontro di mercoledì scorso (17 gennaio) in teatro a Novafeltria non ha portato novità, se non la certezza di un definitivo tramontare delle speranze legate all’allestimento di un pronto soccorso all’interno dell’ospedale Sacra Famiglia.

L’incontro è stata invece occasione per riaccendere un dibattito che rischiava di rimanere sopito, in attesa dell’entrata in funzione del Cau, lunedì 29 gennaio. Un Cau che non sostituirà, ma affiancherà il Punto di Primo Intervento all’interno dell’ospedale di Novafeltria.

Il locale comitato “Giù le mani dall’ospedale” è scontento, la pressione esercitata sulla politica, per una riforma del presidio sanitario e l’allestimento di un pronto soccorso, non ha avuto esito. La presidente Silvana Travaglini esordisce così: “Eravamo tutti in teatro a Novafeltria: sindaci dell’Alta Valmarecchia, noi del comitato, forze politiche di ogni colore. Insieme per accogliere l’ assessore alla sanità Donini che doveva pronunciarsi sul progetto riservato al nostro nosocomio. Una vallata tutta unita per il riconoscimento definitivo del nostro ospedale come ospedale in area particolarmente disagiata”.

Le rassicurazioni non sono state sufficienti: “L’assessore Donini dichiara che il Punto di Primo Intervento non chiuderà ma si inaugurerà il Cau presso la casa della comunità il 29 gennaio 2023, in via sperimentale si intende, come quando sempre in via sperimentale si è tolto l’ anestesista nei festivi e fine settimana ed un giorno di lunedì, all’improvviso, che ha costretto ad una interruzione di pubblico servizio”. Quella parola sperimentale in sostanza non fa dormire sonni tranquilli. Quello che oggi potrebbe cambiare domani. Il Cau potrebbe essere smantellato perché, come rilevato dal sindaco Zanchini e dal comitato, in fondo è un doppione, offrendo un servizio che viene già garantito. Oppure tale sorte potrebbe capitare al Punto di Primo Intervento.

Il comitato, da mesi, si fa promotore della battaglia per una piena applicazione del decreto Balduzzi. L’ospedale di Novafeltria è stato infatti classificato come ospedale al servizio di area disagiata. E proprio il decreto apriva la strada all’allestimento del pronto soccorso.

Ospedale di Novafeltria e il decreto Balduzzi

“Poco dopo l’ incontro in teatro – prosegue Travaglini – ci arriva un documento che attesta la richiesta alla regione da parte del direttore generale Carradori: Rete di emergenza/urgenza, deroga, per mantenere (in deroga sempre) il Punto di Primo Intervento all’ ospedale Sacra Famiglia”. Qui si precisa che “Quanto sopra non modifica quanto già previsto nel suddetto piano, né inficia la sostenibilità organizzativa e finanziaria attualmente assicurata“.

Il comitato spiega che così l’Ausl ha dato applicazione al Decreto Balduzzi con la trasformazione da postazione ospedaliera in mezzo avanzato di soccorso 118. Ad ogni modo la Regione non ha risposto, come da procedura di legge, con un atto di Giunta a conferma; e ovviamente è rimasta lettera morta la possibilità, per la Regione stessa, di dare applicazione a una disposizione del decreto Balduzzi che prevede non l’obbligatorietà, ma la possibilità, per una Regione, di dare il via libera all’allestimento del Pronto Soccorso nei presidii “di aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, in ambienti pre montani o montani, con collegamenti di rete viaria complessi e relativa dilatazione dei tempi di percorrenza”, come evidenziato dal sindaco di S.Feltria Goffredo Polidori in un precedente incontro sulla sanità tenutosi circa due mesi fa.

E il comitato ribadisce che la posizione di Novafeltria sia ben diversa da quella degli altri ospedali della Romagna, con una distanza significativa, a livello di km, dall’hub, l’ospedale di Rimini. “Non risulta veritiero il paragonarci a S.Sofia o S.Piero in Bagno che distano a 15 minuti dal centro hub pronto soccorso di Cesena. Siamo gli unici in Romagna ad avere diritto a tale riconoscimento e non si potrebbe creare neppure un precedente vista la peculiarità“, rileva Travaglini. Le ragioni del comitato hanno però incontrato un muro “spesso”.

“Tutto riversato in oblio – afferma amareggiata Travaglini – e tutto in barba al pensiero dei sindaci e di ogni forza politica, del Comitato, di una Comunità affranta insieme ai sanitari avviliti. Un terzo pronto soccorso ( in area disagiata) insieme a Rimini e Riccione è fondamentale ma non viene concesso”.

Per il comitato, il Sacra Famiglia è destinato a diventare un cronicario, un ospedale di comunità, svuotato delle sue funzioni. Non si crede dunque alle rassicurazioni di Donini: un calo degli accessi al Punto di Primo Intervento porterà in futuro a uno smantellamento del reparto. Il territorio perderà un servizio fondamentale e questo accelererà lo spopolamento, “senza nessun vantaggio per la Riviera”.

“Da un rapporto Censis investire nel servizio sanitario nazionale fa bene alla salute dei cittadini e all’ economia, ed ogni euro investito in sanità ne genera il doppio.
È un peccato assistere a questa politica schizofrenica, ad una politica completamente cieca”
, chiosa con amarezza Travaglini.


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